Data pubblicazione 30 Aprile 2016

Contributi ENPAP fruttano sei volte di più: è la riforma dell’anno

493,00 EURO IN PIÙ. Questa è la cifra che riceverà quest’anno un Iscritto ENPAP con un livello di contribuzione media, sul proprio conto previdenziale. Negli anni a venire, il risultato potrà essere replicato.

Un rendimento sei volte superiore rispetto a quello che si sarebbe ottenuto se ci fossimo limitati ad applicare norme esistenti senza tentare una radicale innovazione dell’ENPAP.

UNA RIFORMA STORICA. Non ci sono dubbi: per ENPAP questa è la riforma dell’anno. Anzi, una delle più importanti riforme dell’intera storia del nostro Ente di previdenza. Soprattutto perché modifica in modo strutturale la carriera pensionistica di ciascuno di noi: da ora in poi non saremo più vincolati al PIL Italiano, ma a quanto saremo in grado di gestire in modo proficuo e rigoroso gli investimenti finanziari.

PRIMA: LA ZAVORRA DEL PIL. Finora gli interessi da attribuire ai risparmi erano vincolati all’andamento del PIL Italiano, in base a una norma contenuta nella Legge n. 335/1995(*). Una situazione ovviamente penalizzante, dato l’andamento negativo del PIL. La novità è proprio questa: da quest’anno gli interessi saranno invece calcolati sulla base del risultato effettivo degli investimenti finanziari operati dall’ENPAP, al netto dei soldi messi a “riserva di sicurezza” che, al contrario del PIL, hanno un andamento positivo.

D’ORA IN POI: INVESTIMENTI ENPAP. D’ora in poi, ogni anno il Consiglio di amministrazione ENPAP metterà sul tavolo ciò che ha guadagnato con gli investimenti finanziari; poi sottrarrà la parte che serve a garantire l’equilibrio a 50 anni e, infine, potrà distribuire interamente ciò che avanza sui conti personali degli Iscritti.

Il rendimento del 3% circa che attribuiremo per il 2015 potrà quindi essere replicato in futuro: tutto dipenderà da come l’ENPAP riuscirà a mantenere un corretto regime di investimenti (questo il piano investimenti di lungo periodo) per avere denaro sufficiente a garantire questi livelli di rendimento agli Iscritti.

EFFETTI SU TUTTA LA CARRIERA. Il successo straordinario dell’operazione sta nel fatto che l’interesse più elevato sarà attribuito anche in futuro, per tutti gli anni in cui riusciremo a far rendere gli investimenti finanziari.

Questo può significare sul lungo periodo un raddoppio del capitale: ogni euro versato in ENPAP potrebbe raddoppiare, con il risultato di ottenere a fine carriera un importante accumulo di risparmio, in grado di alimentare una pensione più elevata.

BACKSTAGE. Alla base di tutto questo c’è un lavoro durato diversi mesi. In Consiglio di amministrazione abbiamo colto l’opportunità di una sentenza del Consiglio di Stato (SENTENZA ENPAIA), e abbiamo costruito il nuovo Regolamento previdenziale su due princìpi cardinali: (1) proteggere l’equilibrio dell’ENPAP e (2) garantire un rendimento ragionevole per i risparmi degli Iscritti. La modifica cruciale è contenuta nell’articolo 14, comma 4.

Il nuovo Regolamento era stato deliberato il 22 gennaio 2015, ma solo poche settimane fa è stato approvato dai Ministeri vigilanti. Il nuovo Regolamento di Previdenza costituisce l’ecosistema in cui collocare, anno per anno, la decisione di quanto rendimento collocare a riserva di sicurezza e quanto ai ‘conti personali’ di tutti noi iscritti.

QUALCHE CIFRA. Se fossimo rimasti con il regime precedente, per il 2015 i contributi degli Psicologi avrebbero fruttato lo 0,5058%. Su 20.000 euro versati, circa 101,16 euro. Non molto.

Con la riforma, gli iscritti riceveranno interessi sei volte superiori: il 2,9708% invece dello 0,5058%. Sul montante di 20.000 euro, l’iscritto riceverà 594,16 euro. Ben 493,00 euro in più senza che debba fare assolutamente nulla.

Il guadagno sarà visibile a ogni Iscritto. Una volta concluse le procedure e ottenute le autorizzazioni ministeriali (servirà qualche mese), ognuno di noi – accedendo alla propria Area Riservata – potrà vedere con i propri occhi l’effetto della riforma.

Questa tabella comparativa illustra la differenza pre e post riforma su diversi scaglioni di montante:

TabellaMontante(3)

NOTE

(*) Legge 335/95 – articolo 1
(…omississ…)
8. Ai fini della determinazione del montante contributivo individuale si applica alla base imponibile l’aliquota di computo nei casi che danno luogo a versamenti, ad accrediti o ad obblighi contributivi e la contribuzione cosi ottenuta si rivaluta su base composta al 31 dicembre di ciascun anno, con esclusione della contribuzione dello stesso anno, al tasso di capitalizzazione.
9. Il tasso annuo di capitalizzazione è dato dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l’anno da rivalutare.
(…omississ…)

 

(**) Fino a pochi anni fa non ci si preoccupava troppo, perché il PIL andava bene. Con rendimenti nell’ordine del 4% (2005), 3,5% (2006), 3,3% (2007), 3,4% (2008), 3,3 (2009) addirittura alcune Casse faticavano a raggiungere il target ed erano obbligate a integrare con le riserve di bilancio. Il problema è iniziato con l’effetto della crisi del 2008, che si è sentita dal 2010 (1,7%), 2011 (1,6%), 2012 (1,1%), 2013 (0,16%).